Viareggio
Viareggio
Donne in crinolina, uomini con monocolo e bombetta. Sfilano a cavallo del '900 davanti agli chalet in legno della passeggiata, il viale a mare di Viareggio, il salotto buono. E' l'età dell'oro del liberty. L'incendio del 1917 distrugge tutto: caffè, botteghe, stabilimenti balneari. Si salva solo lo Chalet Martini e la sua facciata merlettata. Negli anni '20 arriva 'Art Decò. L'architetto viareggino Alfredo Belluomini e il decoratore Galileo Chini danno ai nuovi edifici in muratura un tocco d'esotismo: vetri, lacche, ceramiche.
Un mix tra nordico e l'arabeggiante. Stile anarcoide, dicono qui, proprio come i viareggini. Di quei mondi lezioso e garbato resta in viale Regina Margherita un evocativo museo architettonico a cielo aperto: i Magazzini Duilio 48, il Gran Caffè Margherita, la facciata del vecchio Bagno Balena. E molti altri.
Il Carnevale di Viareggio
Nel 1873 un gruppo di buontemponi decide di far sfilare in via Regia qualche stravagante carrozza: era nato il carnevale di Viareggio. Qualche anno dopo ecco i carri in legno e tela dei Calafati, maestri d'ascia dei cantieri navali. Poi nel 1924 appare in passeggiata il Pierrot di Umberto Giampieri. Tra ali di folla sbigottita il gigante sbatte le palpebre, rotea gli occhi, sbuffa nuvole di profumo.
Sembra una favola ma è tutto vero. La cartapesta arriva nel 1925 grazie ad Antonio D'arliano. Il materiale, leggerissimo, facile da lavorare, permette di costruire carri giganteschi: alti 20 metri, lunghi 12, larghi 15, pesanti 40 quintali. Assemblati con 2000kg di ferro, 1500 di gesso, 2000 di creta, 1000 di carta di giornale. Le navi di terra sfilano ogni anno, dopo mesi di lavoro nella Cittadella del Carnevale.
E' qui, negli hangar alti 22 metri, che i carristi danno sfogo alla fantasia.
I temi mutano ma prevalgono satira politica e attualità sociale. Scenografie popolate i mirabolanti figure ruotano, lievitano, fluttuano a mezz'aria. I carri di Viareggio fanno sorridere e meditare.