Vacanza in Versilia: scopri il territorio

Una volta Manlio Cancogni indicò un grande sole rosso. Galleggiava sul filo del mare, oltre la finestra. Poi scostò la tenda: Ecco l'Africa!, disse, a Marina di Pietrasanta.
Il tempo di salutare un pescatore di arselle e il ventaglio di luci color porpora era sulle montagne. Dove lo trovi un posto così, sospirò lo scrittore, che se sei stanco degli ombrelloni alzi lo sguardo e vedi le Apuane? Da una parte un cuore liquido e dal'altra l'Alpe sublime che cantava D'Annunzio.

E' in questa culla di materia opposta e contraria che abita la Versilia. Poi ci sono le persone. Anarchiche, amanti della dissipazione, direbbe Mario Tobino.
Con l'ironia gonfiano le vele. E raccontano il territorio più dei luoghi. Perché lo vivono e lo plasmano. Come fanno i carristi con la cartapesta.

E i maestri d'arte col marmo. Aveva ragione Cesare Garboli, compianto critico letterario viareggino: qui il tempo scivola sulle cose. Tutto è cambiato dall'epoca in cui gli stabilimenti balneari allungavano palafitte di legno sul Tirreno.
Ma lo spirito è sempre quello: senza la sua terra un versiliese è perduto. La saudade di chi è perennemente indeciso se restare a terra o prendere il mare.

Viareggio

Viareggio

Donne in crinolina, uomini con monocolo e bombetta. Sfilano a cavallo del '900 davanti agli chalet in legno della passeggiata, il viale a mare di Viareggio, il salotto buono. E' l'età dell'oro del liberty. L'incendio del 1917 distrugge tutto: caffè, botteghe, stabilimenti balneari. Si salva solo lo Chalet Martini e la sua facciata merlettata. Negli anni '20 arriva 'Art Decò. L'architetto viareggino Alfredo Belluomini e il decoratore Galileo Chini danno ai nuovi edifici in muratura un tocco d'esotismo: vetri, lacche, ceramiche.

Un mix tra nordico e l'arabeggiante. Stile anarcoide, dicono qui, proprio come i viareggini. Di quei mondi lezioso e garbato resta in viale Regina Margherita un evocativo museo architettonico a cielo aperto: i Magazzini Duilio 48, il Gran Caffè Margherita, la facciata del vecchio Bagno Balena. E molti altri.

Il Carnevale di Viareggio
Nel 1873 un gruppo di buontemponi decide di far sfilare in via Regia qualche stravagante carrozza: era nato il carnevale di Viareggio. Qualche anno dopo ecco i carri in legno e tela dei Calafati, maestri d'ascia dei cantieri navali. Poi nel 1924 appare in passeggiata il Pierrot di Umberto Giampieri. Tra ali di folla sbigottita il gigante sbatte le palpebre, rotea gli occhi, sbuffa nuvole di profumo.

Sembra una favola ma è tutto vero. La cartapesta arriva nel 1925 grazie ad Antonio D'arliano. Il materiale, leggerissimo, facile da lavorare, permette di costruire carri giganteschi: alti 20 metri, lunghi 12, larghi 15, pesanti 40 quintali. Assemblati con 2000kg di ferro, 1500 di gesso, 2000 di creta, 1000 di carta di giornale. Le navi di terra sfilano ogni anno, dopo mesi di lavoro nella Cittadella del Carnevale.
E' qui, negli hangar alti 22 metri, che i carristi danno sfogo alla fantasia.
I temi mutano ma prevalgono satira politica e attualità sociale. Scenografie popolate i mirabolanti figure ruotano, lievitano, fluttuano a mezz'aria. I carri di Viareggio fanno sorridere e meditare.

Stazzema

Stazzema

Dove il sole trovò il coraggio di sorgere quell'alba maledetta resta un mistero. I primi raggi posarono su 560 cadaveri. Era il 12 agosto 1944 e a Sant'Anna di Stazzema una delle più efferate stragi naziste della storia aveva fatto il suo corso.
Rastrellati gli abitanti, il reparto delle SS li aveva massacrati senza pietà: uomini, donne, bambini di pochi mesi. Le madri si consumarono fino allo stremo per difenderli. Fecero da scudo coi loro copri. Alla strage seguì il silenzio che dura ancora. Venite quassù non rendere omaggio alle vittime ma per dare speranza all'uomo.

Il Museo della Resistenza raccoglie foto e documenti dell'eccidio: appesi al muro volti di superstiti e i loro brevi pensieri. Camminate lungo la Via Crucis fino all'Ossario coi resti delle vittime della strage. Troverete una lapide di nomi e la staua di una donna terrorizzata col piccolo sul petto.

Forse qualche fiore. E il silenzio che non se ne andrà mai.

Camaiore

Camaiore

Comune situato a sud-ovest delle Alpi Apuane, Camaiore è ricco di Borghi e paesaggi naturalistici.
Uno di questi borghi è Casoli: quando Rosario Murabito arriva in paese le mura delle case sono bianche. Folgorato dal borgo il pittore siciliano decide di vivere qui.

Nel 1970 compra casa e, subito dopo, realizza un meraviglioso graffito.
Negli anni, sulla scia di Rosario, variegati artisti arrivano per realizzare le loro opere. Casoli era diventato il paese dei graffiti. Le opere tra porte e finestre, sotto tetti e pergolati, accanto alle fontane, affidarono i loro universali messaggi al visitatore.

Ogni anno a settembre 3 artisti stanno sull'impalcatura con spatola, pennello e ferretti. Finché lentamente le loro opere vedono la luce. Parallelamente all'evento si svolgono un'estemporanea di pittura e uno stage per apprendere la tecnica dello sgraffito.

Un altro posto caratteristico è Lombrici con il "Canyoning". Vegetazione lussureggiante, rocce ricoperte di muschio, cascate, piscine d'acqua cristallina.
Non è la giungla uscita da una pagina di Salgari ma il canyoning, l'avventurosa discesa a piedi del torrente Lombricese.
Protetti dalla muta si avanza tra massi e cascatelle, andando per canyon e gole. Accompagnati da guide esperte, incontrerete solo natura incontaminata in simbiosi con segni di remote attività umane: ruderi di ferriere, opifici, mulini che un tempo sfruttavano l'energia del torrente.

Pietrasanta

Pietrasanta

Seduti al Bar Michelangelo gli uomini bianchi mettono nel caffè polvere di marmo al posto dello zucchero. Sono gli stralunati artisti di Pietrasanta usciti dalle botteghe, troppo impegnati a progettare per connettersi con la realtà.
Innumerevoli scultori, alcuni di fama internazionale, hanno colonizzato negli anni la "piccola Atene": Botero, Mitoraj, Vangi, Giò Pomodoro, Cascella, Yasuda.

Uno dei piaceri della città, oltre a sprofondare nelle atmosfere bohèmienne, è visitare gallerie d'arte, fonderie e laboratori del marmo: l'Atelier la Polveriera per esempio, delle argentine Veronica Fonzo e Robalo Flavia o la bottega di Stefano Pierotti, tra i più geniali artisti di Pietrasanta, il provocatore che agisce di notte per piazzare le sue opere urlanti.

Potete vedere gli artisti al lavoro e contemplare i capolavori donati dai maestri, come il guerriero di Botero e il centauro di Mitoraj.
La Chiesa della Misericordia conserva due affreschi dell'artista colombiano: tra i "rotondi" personaggi del Paradiso c'è Madre Teresa di Calcutta sovrappeso.
Nell'inferno invece i baffetti di Hitler sprofondano nell'abisso.